29/7/08: ROCKIN’ FIELD REPORT 2008

La conferma che il Rockin’ Field sia stato un festival dalle grandi emozioni arriva il giorno seguente, quando i blog e i siti di musica vengono presi d’assalto dai metal heads italiani per numerosi commenti entusiastici. Le 2.000 presenze all’Idroscalo sono un numero inferiore alle attese se si pensa alla qualità del bill e allo spettacolo offerto, ma è anche un risultato in linea (a dirla tutta, al di sopra della linea) con i riscontri che i festival metal stanno ottenendo quando non si è davanti ai soliti ultra-blasonati nomi.
A Milano è andata in scena una giornata all’insegna dell’entusiasmo, del caldo nel primo pomeriggio, della pioggia torrenziale e del metallo.
Alle ore 12:30 si aprono puntualmente le porte e il pubblico sotto palco è già numeroso per l’esibizione delle due band italiane chiamate ad aprire il festival: The Clairvoyants e White Skull. Entrambe le formazioni sfoggiano grande personalità e professionalità e il boato che emerge dalla folla al termine di ogni loro canzone ne è la prova.
Arriva il turno degli svizzeri Eluveitie, band che sta riscuotendo un discreto successo all’interno del panorama folk metal. La classe c’è tutta e i nostri ci deliziano con tanta buona musica che alterna momenti tiratissimi vicini al death, grazie all’ottimo scremer Chrigel e al sapiente lavoro delle chitarre, e altri più vicini alla musica popolare dove la ghironda, il flauto e il violino prendono il sopravvento e ci trascinano in un vortice di entusiasmo facendoci ballare come pazzi.
I Biomechanical, prossima band in programma, è quella che, in quanto a stile, si discosta maggiormente dalle altre del Festival. Il loro metal tecnico non mostra il fianco ai maestri del genere, anche se il caldo clamoroso che si raggiunge durante il loro set, poco si sposa con la loro aggressione sonora.
Appena dopo le ‘signing sessions’ degli Epica (in molti qua per loro), ecco i Threshold: gli inglesi si presentano sul palco carichi come molle e dopo quasi dieci anni di assenza dai plachi italiani iniziano a deliziarci con ottime chicche estratte dal loro passato e dal recentissimo ‘Dead Reckoning’ partendo alla grande con ‘Slipstream’. Buoni i suoni e buona la prova di tutta la band che si diverte e che cerca di far esaltare un pubblico poco preparato sul loro repertorio ma attento ascoltatore e mai avaro di applausi e di incitamenti.
Arriva il turno dei Vision Divine e l’atmosfera si riscalda ulteriormente: il pubblico chiama a grande voce il nome di Fabio Lione, sostituto del dimissionario Luppi, e la band di Olaf Thorsen si presenta sul palco puntualissima per festeggiare i suoi dieci anni di attività. La gente conosce alla perfezione i brani della Visione che non si risparmia in quanto eleganza nel suonare e presenza scenica. Fabio e Olaf sono i veri mattatori del concerto, il primo autore di una prova vocale dannatamente buona e convincente, il secondo macina riff e solos senza battere ciglio divertendosi ad interagire col pubblico delle prima file. Ottima la scaletta che abbraccia i brani più recenti della produzione Vision Divine ma che non scorda il passato e i brani presentati sono prontamente cantati da tutti.
Proprio sul finire del set la pioggia inizia a farsi sentire, preludio del diluvio che si abbatterà durante tutto il set degli ottimi quanto sfortunati Epica: nonostante l’acquazzone sono in almeno 500 a non mollare le prime file, a testimonianza della grande fan-base che la band olandese si è costruita in Italia. Il loro set tocca l’apice quando la ritrovata e sempre più affascinante leader Simone duetta con Amanda Sommerville (Avantasia) su ‘Quietas’.
Qualche minuto dopo il loro concerto, il sole sembra farsi pian piano largo tra le nuvole per permettere al pubblico del Rockin’ Field di godersi la grande musica a venire.
Happy Happy Helloween è il coro che si alza tra la folla e la band di Andi Deris arriva sul palco all’ora del tramonto. Grande prestazione per la formazione tedesca, con Andi in grado, oggi come non mai, di reggere l’eterno paragone con il predecessore Kiske. Scaletta clamorosa incentrata sui classici, un vero concentrato di emozioni ed energia che si sprigiona su ‘March of time’, ‘Doctor Stein’ e che non dimentica la produzione più recente, come ‘As long as I fall’ o ‘If I could fly’. Finale da cardiopalma con ‘Future world’ e ‘I want out’, doppietta da brividi che lascia il segno e che porta il pubblico a intonare il celeberrimo coro per Andi e compagni per i 5 minuti successivi i saluti.
E’ il momento degli headliner: abbiamo parlato della formazione annunciata, del palco e del set ma le parole nulla possono davanti a uno spettacolo del genere, un concerto che assolutamente va (andava) visto. Quella di Milano è stata infatti l’unica occasione per vedere il progetto Avantasia dal vivo nel nostro Paese, dato che Tobias Sammet (nella foto) ne ha annunciato, proprio dal palco del Rockin’ Field, la fine.
Bastano dieci secondi e Tobias mette in chiaro con la sua entrata on stage chi sia il leader carismatico della scena metal teutonica. Inizia uno show di rara intensità: i grandi nomi ci sono tutti, da un inossidabile Jorn Lande a un istrionico Andrè Matos, fino a un "giù il cappello" Bob Catley. The Scarecrow prende forma e trascina i fans in quello che molti definiranno uno tra i migliori set dell’anno.
I volti dei ragazzi che lasciano alle 23:50 l’Idroscalo parlano il linguaggio della felicità e dell’entusiasmo… una grande soddisfazione per aver partecipato a una grande giornata: la prima edizione del Rockin’ Field ha offerto quanto di meglio ci si potesse aspettare.
Alla prossima!
A breve ulteriori approfondimenti (scalette, foto e curiosità) su www.rockinfield.com