Nipote della star del mondo arabo Moharam Fouad, il giovane cresce circondato dall’arte: sua madre, un’antropologa fiamminga, lo battezza Tamino in onore di uno dei personaggi de Il Flauto Magico di Mozart e gli fa scoprire Serge Gainsbourg, Tom Waits, Oum Kalthoum, Jeff Buckley e Ben Howard, artisti che finiscono con l’ispirare la sua musica, commistione unica e onirica tra Oriente ed Europa. Il suo primo album Amir esce per Communion Records, trascinato dal singolo Habibi, che lo rende protagonista di De Nieuwe Lichting, programma-vetrina per nuovi talenti sull’emittente nazionale belga. Prodotto da PJ Maertens e Jo Francken, l’album d’esordio Amir ha attirato l’attenzione dei media verso il musicista di origine egiziana e libanese, che ha guadagnato l’ottavo posto nella classifica The Independent’s Albums of the Year, la quale decreta i quaranta album migliori del 2018 secondo la testata Independent. Non sono stati solo i media ad essere attratti dal ventiduenne: a neanche dodici mesi dal suo disco d’esordio, Tamino vede nella sua band Colin Greenwood dei Radiohead e si è esibito con artisti del calibro di Lana Del Rey, catturati dalla sua capacità di mettere in musica le differenti emozioni: dall’amore alla desolazione.