PIU’ RUMORE IN BARLEY ARTS

I MAS RUIDO entrano nella scuderia Barley. A breve saranno in tour per portare lungo tutta la Penisola il nuovo e secondo album ‘Choose!’. Il loro sound è sempre più internazionale!… Perché "Choose!" è uno dei dischi più "americani" mai pubblicati in Italia, che non mostra il minimo timore reverenziale nei confronti dei mostri sacri del genere, giocando con le loro stesse carte sul loro stesso tavolo. È un album che supera in modo scaltro e intelligente (diciamo pure italiano) i limiti strutturali del punk rock da cui prende le mosse.

Non a caso il disco, che è stato prodotto in Germania da Fabio Trentini (Guano Apes, Donots e H-Blockx), mixato da Gerhard Woelfle (Scorpions, Paradise Lost, Guano Apes, Rolling Stones) e masterizzato allo Sterling Sound di New York, si apre con una vero e proprio manifesto programmatico, quella "My Angels" che in meno di tre minuti ci fa fare tutto il giro dell’album senza passare dal via, gancio-montante-gancio, ci fa ritrovar per una selva oscura e ci fa subito uscire a riveder le stelle, pelo-e-contropelo, urlandoci in faccia tutto ciò che i Mas Ruido vogliono farci sapere di sé. E cioè che sono giovani e incazzati, belli e sfacciati, gioiosi, malinconici, colorati e coloriti, senza paura, senza macchia eppure un po’ sozzi, melodici, delicati e violenti, antichi e moderni, uggiosi e solari. Naturale quindi che "My Angels" sia stata scelta come primo singolo, poiché è il miracolo di quattro ragazzi che hanno il dono, forse divino ma senz’altro punk, della sintesi.

E soprattutto questi sono ragazzi che suonano. Nemmeno la produzione di alto profilo e la presenza di superospiti (Henning Rümenapp dei Guano Apes e Henning Wehland degli H-Blockx) sono riuscite a intaccare il loro sound di gruppo.
"Eravamo preoccupati", confessa Tony. "Temevamo che i metodi, i ritmi e le aspettative di una grossa produzione potessero influire sulla spontaneità e sull’energia. Noi veniamo pur sempre da un ambiente in cui, in nome dell’immediatezza e a causa dei budget microscopici, spesso ci si accontenta di infilare il jack nella chitarra e buona-la-prima". Paure infondate, evidentemente. Perché l’album, che pure ha un suono corposo e moderno che ne rappresenterà il biglietto da visita all’estero, risulta sempre fresco e diretto, sia quando ci graffia le gote che quando ci accarezza le chiome.

Merito soprattutto delle canzoni. Che sono tredici piccoli, rapidissimi viaggi in un mondo in cui è facile ritrovarsi. "Scrivo di cose che conosco" dice Kate. "Parlo di me e di quelli come me, come noi. Racconto storie normali, ed evito di parlare direttamente di politica, perché non mi sento ancora matura per trattare certi argomenti. Per farlo, credo che uno debba sentirsi pronto, fortemente motivato o semplicemente convinto di dire una cosa intelligente." E così, da sotto quella frangetta nera, Kate narra in modo semplice ma mai banale piccole intense storie d’amore, amicizia, nostalgia, ribellione, speranza, gioia e tristezza. In pratica, i sentimenti di ognuno di noi, in qualsiasi parte del mondo viviamo.

Questa universalità spontanea è combustibile prezioso per l’ambizione internazionale dei Mas Ruido. Ad accenderlo c’è ovviamente la musica, ma di quella si è già detto: arriva dal punk ma lo oltrepassa insolente, e nel farlo accenna a un insospettabile amore per gli anthem di un certo rock anni Settanta, quello che sotto il gonfalone del "rock and roll all nite and party everyday" per primo dimostrò quanto potente e violento può essere un motivetto orecchiabile. La musica dei Mas Ruido trasmette una sensazione di gioiosa intensità che parla della loro età. È giovane e matura. È pop nel senso più nobile del termine, è rock nel senso più sanguigno del termine, è punk nel senso più sciolto del termine.
E allora, se questo è il risultato di un sentiero tortuoso, di una mulattiera in salita che porta da A a B seguendo il percorso più lungo e improbabile, forse tanto vale sperare che il resto del mondo si tenga le sue autostrade a tre corsie. Qui c’è gente che non ha paura di mettersi uno zaino in spalla e di mettersi in marcia. Fiato corto? Crampi? Sete? Fatica? Forse, ma sapeste che vista meravigliosa c’è da quassù.