3/3/08: AGAIN & AGAIN & AGAIN… UN TRIONFO IL TOUR DEI THE CURE: TRE ORE DI EMOZIONI

Esiste anche l’Italia che affolla i palazzetti di Roma e Milano per assistere alle due date dei The Cure, quell’Italia che ha ancora sete di rock, di sudore e di lacrime. Dalle prime ore del pomeriggio sono in molti quelli che aspettano l’apertura dei cancelli per assicurarsi una buona posizione a pochi metri dal volto e dalla voce di Robert Smith. Mentre il bel Paese celebra il festival di Sanremo, succede anche questo, che passi in Italia una tra le rock band più influenti della storia, una di quelle che ancora si concede ai propri fans per tre ore e sembra non volere mai lasciare la scena. Tutto esaurito da tempo, ovviamente… e molto di più! Si respira nell’aria l’atmosfera delle grandi occasioni e il colpo d’occhio che ragalano il Palalottomatica di Roma e il Palasharp di Milano è veramente mozzafiato.
Gli special guest del 4 Tour 2008 sono i 65 Days of Static: proposta decisamente originale la loro, con un post rock strumentale dall’impatto sonoro molto forte. Il seti di 50 minuti fa da preludio allo show della band inglese che a entrambe le date sale sul palco alle 20.45 puntuale.
Come anticipato, la set list è caratterizzata principalmente dai cavalli di battaglia, intervallati da alcuni brani che andranno a far parte dell’album in uscita la prossima primavera, ancora senza titolo.
A Roma il concerto si apre con Plainsong, dall’album Disintegration ed è subito boato. Segue Prayers for rain tratta dallo stesso disco e Strange Day da Pornography.
Il pathos raggiunge livelli altissimi su Lullaby, Friday I’m in love e In between days, tutte eseguite durante la prima parte dello show. A boy I never knew è il titolo dell’inedito, solo poche note in grado di far crescere l’attesa per il nuovo lavoro in studio della band di Crawley.
Dopo due ore senza interruzioni, iniziano i bis. Un ora di classici che ripescano prima nell’era più pop della loro vasta produzione (Close to me, Why can’t I be you) quindi in quella rock, da loro definita "old school", come Boys don’t cry, Grinding Halt e Killing another (an arab).
La cornice di pubblico è straordinaria e l’euforia dei fans durante i grandi classici si misura in decibel assordanti.
Clicca qua per la scaletta.

Foto di STEFANO MOSCARDINI.

www.thecure.com